Los sofistas en Atenas 004

 

Parte de:

Los sofistas en Atenas. La salida retórica al dilema trágico / Premisa

Antōnius Capitiensis historicus (1926-2003)

 

ĒRVDĪTIŌRIBVS ***

 

Los sofistas en Atenas 004

Pasemos ahora al segundo punto que conviene esclarecer: ¿por qué Atenas? El asunto es sumamente complejo, y ciertamente no es nuevo; para reducirlo al máximo, podríamos proceder mediante sucesivas restricciones de campo. Comencemos por aclarar que no me siento dispuesto, en filosofía o en las ciencias afines, a situar hechos, personajes, problemas y conceptos en la «historia universal eterna» del Hombre de todos los tiempos y de todos los lugares, probablemente porque sobre la existencia de tal Hombre soy profundamente escéptico: creo haberlo dejado establecido sin rodeos en otros trabajos;1CAPITIENSIS, A. Platone nel suo tempo. L’infanzzia della filosofia e i suoi pedagoghi, Roma: Edizione dell’Ateneo, 1984, pp. 9-11 [hay trad. castellana de Gemma del Olmo Campillo: Platón en su tiempo. La infancia de la filosofía y sus pedagogos (Zaragoza, PUZ, 2019)]; L’uomo a due anime, Firenze: La Nuova Italia, 1988, pp. Ix-xii. pero antes que yo lo habían afirmado, con igual claridad y firmeza, historiadores a quienes va mi incondicional estima. Citaré, como ejemplos y en orden cronológico, a Giuseppe Martano:2Contrarietà e dialettica nel pensiero antico. I. Dai Milesii ad Antifonte, Napoli-Firenze: Il Tripode, 1972, p. 243.

Protagoras […] enseñó a los modernos […] que la dialéctica no debe ser relegada al Logos absoluto, sino que debe considerarse como un proceso que se desarrolla en el plano de la realidad histórica del hombre.

y Dario Sabbatucci:3SABBATUCCI, D. Il mito, il rito e la storia, Roma: Bulzoni, 1978, p. 9.

«¿Quiénes somos?» es una antigua pregunta de la filosofía. Y quería decir: ¿quiénes somos nosotros los hombres? Hoy, como ya no interesan las respuestas opinables, ya ni siquiera se formulan preguntas semejantes. Existe una nueva manera de plantear científicamente el problema. Y es el modo en que lo plantea esta colección que, al preguntarse «¿quiénes somos?», entiende: ¿quiénes somos nosotros, los occidentales?

y también Walter Belardi:4«Filologia e linguistica. Vicende (talvolta lacrimevoli) di connubi e di separazioni», Storia, antropologia e scienze del linguaggio, 2 (1987), pp. 9-33, en la p. 31.

En efecto, una parte de los estudiosos de antropología está convencida de que los hombres son seres que crean continuamente su pensamiento, y reestructuran el mundo natural que los rodea según ideas siempre nuevas. Otra parte, por desgracia, está evidentemente convencida, en cambio, de que la relación entre individuo y entorno ha sido y sigue siendo, en sus aspectos esenciales, constante en el tiempo. Según tal confianza, que abre la puerta a una serie ilimitada de anacronismos y «anatopismos», toda la experiencia humana en esta tierra se convertiría en algo obvio y previsible, una vez descrito de manera exhaustiva y definitiva el hombre.

Perge ad sequēns caput

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Antōniī Capitiensis verba 004

E passiamo al secondo punto da chiarire: perché Atene. Il discorso è assai complesso, e non è certo nuovo: per sintetizzarlo al massimo potremmo procedere per successive restrizioni di campo. Cominciamo col chiarire che non mi sento disposto, in filosofia o nelle scienze limitrofe, a collocare fatti, personaggi, problemi e concetti nella «storia universale eterna» dell’Uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi, probabilmente perché sull’esistenza di tale Uomo sono fortemente scettico: ritengo di averlo chiarito senza mezze misure in altre opere5CAPITIENSIS, A. Platone nel suo tempo. L’infanzzia della filosofia e i suoi pedagoghi, Roma: Edizione dell’Ateneo, 1984, pp. 9-11; L’uomo a due anime, Firenze: La Nuova Italia, 1988, p. ix-xii. ma prima di me lo avevano dichiarato forte e chiaro storici ai quali va la mia stima incondizionata. Citerò, come esempi e in ordine cronologico, Giuseppe Martano:6Contratietà e dialettica nel pensiero antico. I. Dai Milesii ad Antifonte, Napoli / Firenze: Il Tripode, 1972, p. 243.

Protagora […] insegnò ai moderni […] che la dialettica non deve essere relegata nel Logos assoluto, ma deve considerarsi svolgentesi sul piano della realtà storica dell’uomo.

e Dario Sabbatuccii:7Il mito, il rito e la storia, Roma: Bulzoni, 1978, p. 9.

«Chi siamo?» è un’antica domanda della filosofia. E voleva dire: chi siamo noi uomini? Oggi che le risposte opinabili non interessano più, neppure più si formulano domande del genere. C’è un nuovo modo di porre scientificamente il problema. E il modo con cui lo pone la presente collana che, nel chiedersi «chi siamo», intende: chi siamo noi occidentali?

e ancora Walter Belardi:8«Filologia e linguistica. Vicende (talvolta lacrimevoli) di connubi e di separazioni», Storia, antropologia e scienze del linguaggio, 2 (1987), pp. 9-33, alla p. 31.

Invero, una parte degli studiosi di antropologia è convinta che gli uomini siano esseri che creano continuamente il loro pensiero, e ristrutturano il mondo naturale che li circonda secondo idee sempre nuove, Un’altra parte, purtroppo, è evidentemente convinta, invece, che il rapporto tra individuo e ambiente sia stato e sia, nei suoi aspetti essenziali, costante nel tempo. Secondo tale fiducia, che apre la porta a una serie illimitata di anacronismi e «anatopismi», tutta l’esperienza degli uomini su questa terra diventerebbe cosa ovvia e prevedibile, una volta descritto in maniera esauriente e definitiva l’uomo.

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Iūra

(CC) 2025. Traducción de Ātrium Philosophicum de un escurridizo volumen editado en la colección «Las Ranas». La publicación de estos fragmentos promueve la difusión en castellano de la obra del profesor Capitiensis con fines académicos y de formación.

 

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Notas

  • 1
    CAPITIENSIS, A. Platone nel suo tempo. L’infanzzia della filosofia e i suoi pedagoghi, Roma: Edizione dell’Ateneo, 1984, pp. 9-11 [hay trad. castellana de Gemma del Olmo Campillo: Platón en su tiempo. La infancia de la filosofía y sus pedagogos (Zaragoza, PUZ, 2019)]; L’uomo a due anime, Firenze: La Nuova Italia, 1988, pp. Ix-xii.
  • 2
    Contrarietà e dialettica nel pensiero antico. I. Dai Milesii ad Antifonte, Napoli-Firenze: Il Tripode, 1972, p. 243.
  • 3
    SABBATUCCI, D. Il mito, il rito e la storia, Roma: Bulzoni, 1978, p. 9.
  • 4
    «Filologia e linguistica. Vicende (talvolta lacrimevoli) di connubi e di separazioni», Storia, antropologia e scienze del linguaggio, 2 (1987), pp. 9-33, en la p. 31.
  • 5
    CAPITIENSIS, A. Platone nel suo tempo. L’infanzzia della filosofia e i suoi pedagoghi, Roma: Edizione dell’Ateneo, 1984, pp. 9-11; L’uomo a due anime, Firenze: La Nuova Italia, 1988, p. ix-xii.
  • 6
    Contratietà e dialettica nel pensiero antico. I. Dai Milesii ad Antifonte, Napoli / Firenze: Il Tripode, 1972, p. 243.
  • 7
    Il mito, il rito e la storia, Roma: Bulzoni, 1978, p. 9.
  • 8
    «Filologia e linguistica. Vicende (talvolta lacrimevoli) di connubi e di separazioni», Storia, antropologia e scienze del linguaggio, 2 (1987), pp. 9-33, alla p. 31.

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